Si, è uno strano paradosso, sviluppare un campo da Golf di 18 buche su un isola che, seppur collegata da tre strisce di terra (e quindi non definibile come tale, è il caso dell’Argentario), rimane sempre un pezzo di terra con il mare intorno. Un po la filosofia della caramella “Polo”. Ecco, il campo da Golf con il mare intorno è il luogo del buen ritiro della “RomaBene”, ma anche di quel turismo legato alle destinazioni golfistiche, spesso composto da stranieri, sempre caratterizzato da chi in quell’attività non vuol trovare solo uno svago sportivo, ma anche e soprattutto uno stile di vita, un’etichetta, un modus vivendi che confermi l’appartenenza ad una Elite.

 

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Argentario Golf Resort & SPA riesce bene in questa ambizione, partendo proprio da una collocazione esclusiva, selvaggia come la maremma sa essere, immersa in un contesto naturalistico invidiabile. Macchia mediterranea, posizione estremamente isolata; quando si arriva qui si ha la netta sensazione che difficilmente i problemi della routine quotidiana troveranno la strada per raggiungerci. E se una volta elaborato questo pensiero si manifesta la reazione automatica di guardare il telefono per spengerlo, state pure tranquilli, questo angolo di Toscana (prossimo al Lazio) è malamente collegato alla rete telefonica che, fatta eccezione per pochi punti della struttura, concede il lusso meraviglioso di non esser disturbati. Altrove sarebbe un disagio, qui mi pare un limite fortunatissimo.

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La struttura dell’Hotel è alquanto bizzarra, non tanto per le soluzioni architettoniche tutt’altro che banali, quanto perchè l’ospite che arriva e fa il check-in si sente dire che le camere sono “ai piani di sotto” e che la reception in cui ci si trova è al 4 piano. Ho dormito per due notti all’Argentario Golf Resort & SPA, ma per me come per i colleghi con cui ero, orientarmi in questo hotel non è stata affatto una cosa banale. La struttura si svela davvero solo guardandola dal campo da Golf. Da qui appare chiara la disposizone delle camere, delle numerosissime terrazze private, della grande terrazza attigua al bar ed al Ristorante e sopratutto della sontuosa piscina coperta collegata alla SPA.

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Le camere più prestigiose si trovano al quarto piano, e sono arredate ognuna con uno stile ed una ispirazione diversa, ma sempre collegate da una ricca offerta di dettagli di pregio.

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Scendendo nei piani le camere divengono più sobrie ma sempre spaziose. Le linee architettoniche sono talvolta severe, riìgorose, per poi lasciare il psto a soluzioni decisamente audaci nelle aree comuni.

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Ruolo centrale su tutta la struttura è la scala che dalla Reception scende fino alla SPA. Ad ogni livello prende una luce diversa e si manifesta in modo unico. Al quarto piano è illuminata direttamente da grandi vetrate. Bella di giorno ma ancor più bella di notte.

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Divide la reception dal negozio di abbigliamento sportivo (e non)  e un salotto con poltrone di montone (credo che di montone si tratti, ma comunque di richiamo un po “buttero”) da una “sala giochi” con un biliardo nero dal panno beige.

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Scendendo di un piano si trova su un lato il bar e sull’altro il ristorante. Davanti qualche divanetto i cui tavoli sono sostenuti da cinghiali (a me parevano maiali, non ho trovato le zanne, sono un po troppo paffuti, ma mi hanno garantito che di cinghiali maremmani si tratta) e poco di fronte c’è l’accesso alla grande terrazza, punto di vista privilegiato su una parte del campo da Golf, sulle piscine sottostanti, ideale punto per vedere il cielo stellato la notte, specialmente quando non appare la luna. Qui il concetto di “inquinamento luminoso” non è noto.

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Scendendo ancora c’è la SPA, su una superficie di circa 3000 metri quadrati, sobria, materica nelle scelte dei materiali con cui è rifinita.

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Degne di nota la piscina grandissima e circondata da vetrate ed il percorso Kneipp, immerso in mezzo ad una piccola jungla artificiale.

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Questa del percorso la trovo una cosa carina perchè di per se il percorso Kneipp è una sorta di autoflagellazione dove, al fine di riattivare la circolazione, si cammina in vasche di acqua calda e acqua fredda in rapida successione, si cammina su ciottoli, insomma una pratica non proprio di piacere. In genere questo supplizio è ubicato in amene strutture un po nascoste, poco allegre. Qui invece la presenza della mini jungla, l’affaccio sul parco, offrono la possibilità di distrarsi e magari per un attimo dimenticarsi che il percorso farà anche bene ma richiede tanta abnegazione.

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Finalmente siamo al Golf. Sul campo posso dire davvero poco, è uno sport di cui non capisco molto, tranne l’aspetto ludico rappresentato dalle golf-car, l’aspetto chic delle scarpette chiodate e, per ultimo ma non per importanza, la fascinazione che ha su di me la disposizone a tappeto dell’erba del green.

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Di questo campo da Golf però ho scoperto qualche aspetto che trovo interessante. Tutto qui è pensato per essere ecosostenibile, con scelte varie e sorprendenti. L’erba è di un tipo particolare (mi hanno anche detto il nome ma non lo ricordo) che in inverno va “in letargo”, non richiedendo manutenzione e quindi innaffiatura, voce di costo importante quando si hanno quasi 70 ettari di prato. I concimi sono tutti naturali e addirittura, per allontanare le folaghe dai green (che altrimenti brucerebbero l’erba con i loro corrosivi escrementi) non si usano sostanze chimiche repellenti come farebbe chiunque altro, ma una abbondante irrorazione con polvere di peperoncino sapeintemente polverizzata…

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Insomma, se fra una buca e l’altra, fra un massaggio e l’altro, se fra un tiro di stecca sul panno beige e l’altro pensate che è l’ora di fare qualcosa per il pianeta, beh, siete nel posto giusto, il capo da Golf su cui giocate è un Campo da Golf Biologico.

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